Perarolo di Cadore

Val Montina - m 628

La Val Montina si raggiunge da Macchietto (prima del ponte sulla Piave) scendendo verso la Piave e oltrepassandola su un ponticello sospeso di legno per poi proseguire per circa 20 minuti lungo un sentiero che incrocia la stradina che viene da Ansogne. Pur essendo così vicino alla statale, è una vera oasi di pace. Le numerose farfalle vi vivono indisturbate. Come si vede dalle foto, la zona è stata recentemente valorizzata con tabelloni e percorsi natura (foto del 15-07-05 )


la passerella sulla Piave

la Piave

canyon

canyon

la casera

paesaggio

rudere

tabella

tabella

calchera
vedi note in fondo pagina

Erebia

Erebia

Aporia crataegi

farfalla

Aporia crataegi

Argynnis

Argynnis

Argynnis

Argynnis

Argynnis

Argynnis

fiore

insetto


LA CALCHERA

(da una tabella posta accanto alla calcera della ValMontina)

Le fornaci da calce sono un elemento ricorrente nella montagna dolomitica: accanto a zone dove la produzione di calce assumeva le caratteristiche di un'attività quasi industriale, ve ne sono altre dove possiamo osservare calchere isolate, magari realizzate unicamente per la costruzione di un singolo edificio. La calce veniva utilizzata come legante, per intonacare le pareti e anche per la disinfezione delle stalle, per la cura di alcune malattie di piante e dei bovini, per la conservazione delle uova. La calchera è un manufatto molto semplice, costituito da sassi resistenti al calore, disposti con sapienza formando una cavità a forma di botte. Chiusa su tutti i lati, presenta un'apertura sul lato di valle attraverso la quale si alimentava il fuoco. Per produrre la calce, il forno era riempito con sassi calcarei: in basso venivano disposte le pietre di maggiori dimensioni, disposte a cuneo in modo da formare una volta in grado di sopportare il peso delle altre pietre, di dimensioni via via più piccole, con le quali la calchera veniva riempita fino alla sommità. Si procedeva quindi all'accensione del fuoco, che veniva alimentato ininterrottamente per 4 giorni (per attivare una fornace era necessario l'impiego di più persone). Il fuoco veniva mantenuto vivo con l'introduzione continua di fascine di legna: operazione effettuata utilizzando un forcone a due punte. Il fondo della fornace era tenuto sempre pulito dalla brace che veniva estratta con un particolare attrezzo. Il fuoco doveva essere tale da portare la temperatura fino a 800 - 1000 gradi. Durante la combustione i sassi aumentavano dapprima di volume, per poi diminuire a cottura avvenuta, con una perdita di peso e di volume pari a circa il 40%. Al termine del processo di combustione, dopo un periodo di raffreddamento di alcuni giorni, i sassi venivano tolti e bagnati per trasformarli in calce viva (dal contatto con l'acqua i sassi reagiscono "bollendo"). Un lungo processo di spegnimento (tre mesi) che avveniva in una fossa, trasformava a sua volta la calce viva in calce spenta, che poteva essere utilizzata per gli scopi più diversi.